Poggio Pratone

Itinerario 1

"Nel cuore della Toscana" Poggio al Sole - Poggio Pratone - Montereggi - Poggio al Sole

Itinerario ad anello che si svolge al centro del territorio del comune di Fiesole e nel cuore della Toscana. Un percorso piuttosto breve e non eccessivamente impegnativo ma intenso, capace di sintetizzare una visione panoramica del territorio con quella specifica della campagna fiesolana. Pur percorrendo quasi esclusivamente sentieri, strade bianche e poderali, sentirete quasi per magia la vicinanza della città di Firenze, l’armonia antica e silenziosa delle sue genti, passate e presenti.

Lunghezza: 8 km (Poggio al Sole – Poggio Pratone 4 km)
Dislivello in salita: 350 m (Poggio al Sole – Poggio Pratone 280 m)
Difficoltà: medio-facile
Tempo necessario: 2,30-3 ore
Periodo consigliato: tutto l’anno (durante periodi piovosi è probabile trovare tratti fangosi)
Interesse: paesaggistico

Lasciato alla vostra destra l’ingresso all’Agriturismo Poggio al Sole, procedete a diritto per circa 500 m lungo Via Torre di Buiano, toponimo di antica origine, forse longobarda, che si riferisce alla torre medioevale ancora esistente e già citato in documenti del 890 come “corticella di Bujana”. Ignorate le strade che la intersecano – la prima in discesa alla vostra sinistra la seconda in salita a destra – e costeggiate a sinistra il fienile e poi la relativa casa colonica, Podere l’Acquinvogliolino, fino ad incrociare perpendicolarmente per ultima Via dell’Acquinvogliolo e svoltate a destra, in direzione opposta alle abitazioni. Questa antica strada sembra prenda il nome dal latino acqua bulliens (acqua gorgogliante) per via di numerose sorgenti (oggi quasi non più esistenti) note fin dal tempo dei romani e da allora utilizzate per alimentare l’acquedotto fiesolano e poi quello fiorentino mediceo del XVI secolo e ancora visibile a valle.
Raggiunta Via dei Bosconi (S.P. 54) girate a sinistra e poi immediatamente prendete sul lato opposto in salita Via Catena, direzione Monteloro. Percorsi 500 m. e giunti al Passo della Catena (515 m.) prendete a destra il sentiero segnavia CAI colore bianco-rosso n. 2, direzione Poggio Pratone. Ben segnato e facilmente percorribile, sebbene a tratti presenti ripide salite, si sviluppa per circa 3 km lungo il crinale di Montereggi, il cui nome deriva dal latino Mons Regis, il “Monte del Re” , poiché secondo la tradizione vi trovò sepoltura, o almeno vi fu catturato, Radagasio, re degli ostrogoti, qui sconfitto il 23 agosto 406 dalle truppe romane comandate dal generale di origine germanica Flavio Stilicone, nell’ultima grande battaglia prima della caduta dell’Impero romano d’occidente.
Attraversando boschi di pini e querce, ginestre e ginepri, lungo il sentiero non sarà impossibile incrociare, caprioli, fagiani e quaglie. Con un po’ più di fortuna cinghiali e volpi, e in volo la gheppia. Da qui continui sono gli scorci panoramici sull’alta valle del Mugnone e le colline di Fiesole. Fra queste il Montececeri, famoso per l’estrazione della Pietra Serena, materiale lapideo utilizzato dai più grandi scultori e architetti rinascimentali fra cui Brunelleschi e Vasari, e per essere stato il “Monte dei cigni” – da cui ha origine il suo nome – il luogo dove secondo la leggenda Leonardo da Vinci osservando questi uccelli fece volare l’uomo. In lontananza Monte Senario e il suo secolare monastero, Monte Morello e la Piana di Firenze. Sull’altro versante invece la Valle di San Clemente, fra le cui case anche le antiche residenze estive della famiglia di Dante Alighieri e Beatrice Portinari – immortalata dal Poeta nella Divina Commedia e sua guida nel Paradiso – , Monteloro, e più distanti il Monastero della Madonna del Sasso, Santa Brigida e Monte Giovi.
Ma sarà raggiungendo Poggio Pratone (702 m), il punto più alto del Comune di Fiesole, e la lapide che immortala un passo dedicato a questi luoghi dallo scrittore Bruno Cicognani, che l’orizzonte si farà tanto ampio da costringervi a muovervi su voi stessi per abbracciare tutto il panorama. Si dice che nei giorni più limpidi si possa vedere il mare, un’esagerazione che testimonia il fascino del luogo, ma sicuramente oltre a Fiesole e Firenze, lo sguardo si perde nel cuore della Toscana. Da est a ovest: il Casentino e il Pratomagno, i Monti del Chianti, talvolta in lontananza solitario il Monte Amiata, le Colline Metallifere e le Panie (Alpi Apuane). E se non l’avete già fatto, tornate sui vostri passi, prima della centralina incrociata alla fine della salita appena percorsa, e guardate a nord l’anfiteatro naturale della Valle del Mugnone, il paesaggio pre-appenninico, il crinale che separa il Mugello dall’area prossima a Firenze, fra cui il Passo delle Croci dell’Olmo, nome che ricorda la battaglia sopra citata, perché qui migliaia furono le croci che segnarono le sepolture dei guerrieri che vi morirono.
Adesso proseguite oltrepassando la lapide, ignorando a diritto il tracciato principale (segnavia CAI n. 2), e svoltando subito a destra per il sentiero, segnavia CAI n. 9 direzione la Querciola. Tenendo la destra in discesa, prima dolce poi ripida, giungete dopo circa 5 minuti in piano e oltrepassato fra i rovi un fosso, presso un ampio prato prendete a sinistra per una ciottolosa stradella fra fitto bosco di carpini e querce. Il sentiero nella parte finale si immette sovrapponendosi a Via Poggio Montereggi, carrareccia che a sinistra in un minuto porta alla sorgente Burraia (vale la pena visitarla), custodita da alcuni secolari cipressi, antica struttura in pietra locale calcarea e pietra serena, dove dentro a delle vasche, grazie alla bassa temperatura dell’acqua sorgiva ancora esistente, si effettuavano fino a non molto tempo fa, le fasi per la lavorazione del burro.
Ritornati alla fine del sentiero il percorso prosegue in discesa fino ad incrociare nuovamente Via dei Bosconi. Qui alla vostra sinistra e sul lato opposto prendete per Via Montereggi che svolta immediatamente in discesa ancora a destra (alla vostra sinistra la casa del podere S. Quirico) abbandonando il sentiero CAI n. 9. Nelle vicinanze la piccola pieve di Sant’Ilario a Montereggi, le cui origini risalgono al IX secolo. La strada è presto sterrata e comunque facilmente e dolcemente percorribile. Era questa la parte del territorio più adatta alla coltivazione, e infatti vi inoltrerete fra vigneti, campi di olivi, alberi da frutto, boschi di querce e case coloniche, uno splendido paesaggio, dove niente è casuale, ma il risultato della secolare cultura mezzadrile, dal nome del contratto, appunto la mezzadria, che legava il proprietario del podere col contadino che lo abitava e lavorava, ed attiva in questi luoghi fino ad oltre la metà del secolo passato.
Al proposito osservate lungo il percorso con attenzione le viti. Ne troverete alcune, ormai isolate, che si intrecciano, qui si dice “maritandosi”, con altri alberi, spesso con pioppi o aceri. Non sono segno del degrado e dell’abbandono del territorio, anzi, sono veri e propri relitti secolari, una sorta di opera d’arte, insieme naturale e artificiale, praticata un tempo con grande destrezza dai contadini, che avevano individuato in questo binomio – come la dura vita di campagna in ogni minima scelta imponeva – il modo migliore per ottimizzare spazio e resa del proprio podere.
Nel percorrere la via, non essendoci indicazioni, fate un po’ d’attenzione: al primo bivio, in prossimità delle vigne della Fattoria di Montereggi della Famiglia Borsini che vedete in alto e che era la proprietaria di ben 11 poderi della zona, ignorate il tratturo in salita e girate a sinistra, al secondo, in prossimità di un cipresso invece voltate a destra in piano, lasciando la strada principale, costeggiando ben presto per alcuni metri alla vostra sinistra una recinzione e oltrepassando il Fosso di Buiano; al terzo ancora prendete a sinistra. Avrete inizialmente in vista sullo stesso lato due tipici e splendidi complessi rurali, il nome del secondo, come tanti di questi luoghi è un fitonomo, La Ginestra, ed entrambi hanno la caratteristica colombaia al centro del tetto.
Ai successivi incroci voltate invece sempre a destra oltrepassando prima la colonica Il Palagio, e camminando fra oliveti e vigneti, il fienile e la colonica La Villa, con sorgente, dove in prossimità di una cisterna è facile vedere e sentire dopo abbondanti piogge il gorgoglio dell’acqua. Di fronte a voi l’abitato dell’Olmo, la Torre dell’Olmo di Villa Ginnasi, di origine medioevale e posta di guardia all’antica via di comunicazione, la Faentina, che collegava Firenze al Mugello e quindi al nord Italia, e la Fattoria dell’Olmo o Villa Capacci, interessante e grandioso esempio di fattoria appartenuta a istituzioni religiose e ospedaliere. Adesso in prossimità di un noce e di una grande quercia l’itinerario volta in salita a destra e oltrepassato un altro complesso rurale disabitato, La Palagina, si immette sull’iniziale Via Torre di Buiano e quindi a destra per raggiungere nuovamente l’Agriturismo Poggio al Sole.